Fotoreporter e Imprenditore
Un tributo alla sua vita, ai suoi ricordi e alla sua eredità.
Emilio Banchi nasce a Milano l’8 agosto 1939, in pieno conflitto della Seconda guerra mondiale. I suoi primi ricordi sono quelli di una città segnata dalle macerie dei bombardamenti e dal fermento di una popolazione che cercava di ricostruire la propria vita. Le strade e i quartieri di allora, pur segnati dal passato recente, facevano parte della quotidianità e col tempo sarebbero diventati luoghi simbolo della Milano contemporanea.
Crescendo, sviluppa uno sguardo attento e curioso verso le persone e la realtà che lo circonda: uno sguardo empatico, capace di cogliere dettagli, storie e contraddizioni. È nella fotografia che questo sguardo trova il suo linguaggio naturale.
Negli anni Sessanta entra nel mondo del fotogiornalismo, in un periodo di grande fermento culturale e sociale, quando l’Italia del dopoguerra ha ancora fame di futuro e sente il bisogno di raccontarsi.
Nel suo lavoro di fotografo, Emilio si muove con naturalezza tra sport, cronaca, spettacolo e inchiesta, raccontando il Paese con uno sguardo diretto, umano e moderno.
Segue diverse edizioni del Cantagiro, frequenta camerini e palchi dei principali artisti dell’epoca, arrivando a conoscere da vicino figure come Mina, Adriano Celentano e molti altri protagonisti della cultura pop italiana.
Un momento centrale del suo percorso è il reportage sul disastro del Vajont (9 ottobre 1963).
Nel 1964, una fotografia di Emilio Banchi, parte del reportage The Vajont Dam Disaster, viene selezionata ed esposta alla World Press Photo Exhibition presso il Municipal Museum dell’Aia.
In quell’occasione gli viene conferito il Certificate of Honour, un riconoscimento che lo pone in uno dei contesti più prestigiosi del fotogiornalismo mondiale.
Riferimenti:
Tra gli episodi più intensi della vita professionale di Emilio c’è la tragedia del mini sommergibile Squalo Tigre, avvenuta nel gennaio 1965 nelle acque del Lago Maggiore.
Emilio si trova sul posto come fotoreporter incaricato di documentare le immersioni dimostrative. È pronto a salire a bordo, ma decide di cambiare un rullino nella macchina fotografica. In quei pochi minuti il suo posto viene assegnato al cineoperatore Franco Viganò.
Poco dopo l’immersione, il sommergibile Squalo Tigre affronta un grave problema durante la permanenza sul fondo del lago Maggiore. L’accumulo di anidride carbonica all’interno del mezzo provoca l’asfissia dell’equipaggio e il sommergibile non riemerge più. Nella tragedia perdono la vita Viganò e il pilota Edoardo De Paoli.
La stampa dell’epoca dedica ampio spazio alla vicenda.
Il Giorno titola:“Sul fondo del lago potevo esserci io” - riportando la testimonianza diretta di Emilio.
Una rivista tedesca conferma il dettaglio decisivo nella didascalia sotto la foto di Viganò:“Er stieg erst in letzter Minute an Stelle des Reporters Banchi in das Unglücksboot” - “Salì solo all’ultimo minuto al posto del reporter Banchi sul battello destinato alla tragedia.”
Un episodio che segnerà per sempre la sua memoria e la sua vita.
Conclusa la stagione intensa del fotogiornalismo, Emilio intraprende una nuova avventura professionale nel mondo delle arti grafiche. Insieme al cognato Ezio Zecchini fonda la Fotoincisa BZ snc, specializzata nella realizzazione di impianti grafici e servizi per l’editoria e l’industria.
In un secondo momento, Ezio Zecchini avvia una propria attività indipendente, mentre Emilio prosegue il percorso imprenditoriale affiancato dalla moglie Mariangela Zecchini, con cui consolida una realtà familiare solida e duratura.
Nel tempo, la Fotoincisa BZ evolve fino a diventare Digital Plate srl, azienda oggi guidata dal figlio Stefano Banchi, che ne porta avanti l’eredità con competenze aggiornate e tecnologie moderne, mantenendo vivo lo spirito e i valori originari.
Nel suo percorso di vita, Emilio ha costruito, insieme a Mariangela, una famiglia che per lui ha sempre rappresentato un fondamento solido e profondo. È padre di due figli, Claudio e Stefano, ed è nonno affettuoso di tre nipoti: Emma, Moreno e Alessandro.
Chi conosce Emilio sa quanto il suo carattere sia solare, aperto e generoso. Ha la capacità naturale di mettere a proprio agio chiunque incontri, con una parola gentile, un sorriso o uno dei suoi racconti.
Emilio è anche un grande narratore: ama ricordare gli anni da fotoreporter, ricchi di avventure, incontri e momenti indimenticabili. Sono storie che ancora oggi, all’età di 86 anni, racconta con una precisione sorprendente, come se le avesse vissute il giorno prima.
La famiglia che Emilio e Mariangela hanno costruito, insieme ai ricordi e ai valori che hanno trasmesso, rimane una parte viva e preziosa del suo cammino.
Gli anni della fotografia restano per Emilio Banchi quelli più intensi e identitari: il Vajont, il riconoscimento al World Press Photo, gli artisti incontrati, la tragedia sfiorata dello Squalo Tigre.
La sua storia è quella di un uomo che ha osservato il mondo attraverso l’obiettivo, vivendo in prima persona eventi che hanno segnato la cronaca italiana e costruendo, allo stesso tempo, una realtà imprenditoriale destinata a durare nel tempo.
A te, papà.
Questo è un dono per custodire la tua storia,
le tue immagini e il tuo coraggio.
Con affetto,
la tua famiglia.